Archivi delle etichette: collaborazione

Ai colleghi

Quanto sono importanti le persone che lavorano in una banca, per la banca stessa voglio dire, credo proprio che non sia ben chiaro al management; me ne rendo conto ogni giorno di più.

Quando vedo che ci sono colleghi nella mia filiale che si sbattono come dannati per cercare di tenere in piedi la baracca, che cigola ogni giorno di più (che ci crediate o no), quando sento che c’e’ la voglia di fare bene e di aiutarsi anche quando tutto ti dice di mandare letteralmente a cagare questo sistema di lavorare che fa acqua da tutte le parti, bene, io mi sento onorato di poter lavorare con gente così. Anche quando siamo nervosi e le risposte tra noi non sono nel segno della delicatezza, percepisco il legame che ci tiene uniti.

Senz’altro queste parole suoneranno strane a chi mi legge e pensa che in fondo la banca sia un paradiso terrestre; certamente meno pesante di tantissimi altri lavori davvero massacranti, ma posso garantire che arrivare alle 12 ore di lavoro, mettono a dura prova.

Soprattutto le relazioni lavorative ed i nervi.

Il grande esercizio è tenere tutto in equilibrio.

Sperando che le cose cambino o studiando il modo per farle cambiare.

Pazza idea

Ogni mattina compio il mio atto di fiducia nei confronti della banca indifferente: arrivo di buon’ora e penso che sarà la giornata nella quale buona parte del cartame (quasi catrame) che ricopre il misero spazio della mia scrivania, verrà smaltito, grazie  anche e soprattutto, all’inevitabile senso di squadra che animerà i colleghi degli uffici centrali (oltre al copioso olio di gomito del sottoscritto). Ebbene, immancabilmente la mia fiducia risulta mal riposta.

Un esempio

Una pratica di finanziamento aziendale finita male e girata a sofferenze (una pratica è girata a sofferenze quando proprio non ci si cava un ragno dal buco ed i soldi la banca li vedrà con il binocolo); non potete immaginare quanta carta circoli nel prima, nel durante e nel dopo di tale infausto avvenimento. Solitamente vi sono due uffici che fungono da collettori di tutta questa cellulosa (un terzo della foresta amazzonica gira sulle scrivanie dei bancari) e questi due uffici dovrebbero essere i referenti per tutti coloro i quali, nella banca e nel gruppo, dovessero necessitare di informazioni sul rapporto malandato.

Ebbene, se credete che un terzo ufficio di qualsivoglia natura e tipo, ovviamente interno alla banca, che possa avere bisogno di informazioni sulla sofferente, debba rivolgersi a uno dei due summenzionati staff, ecco, vi state sbagliando di grosso. Perché la banca indifferente è un sottomarino, funziona a comparti stagni, una mano non sa quello che fa l’altra (testuali parole di un collega che dovrebbe rappresentare la direzione centrale), ma aggiungerei che un neurone non sa quello che fa l’altro; dicevamo che il sottomarino nel quale viviamo (più o meno giallo che sia), fa si che alla fine tutto ricominci daccapo. E la filiale riprende a fotocopiare roba trita e ritrita cento volte anche per il terzo ufficio, ove lavora gente che si scoccia se si sente dire “ma l’ho mandato all’ufficio X diverse settimane fa e prima ancora lo avevo mandato all’ufficio Y, che dovrebbe avere scannerizzato tutto, possibile che non riusciate a recuperare niente?”.

La risposta piena di senso di collaborazione e responsabilità è sempre: no.

E quindi perdi con tutta tranquillità la certezza di fare  quello per il quale ti eri svegliato oggi; sperando che il domani sia migliore, ma domani è uguale ad oggi.

A conclusione di tutto ciò, fisso il primo pilastro per il grande salto della banca indifferente: organizzazione, termine desueto, ma che riabiliterei quel tanto che basta per smettere di rompere le palle a chi lavora in filiale.

Pazza idea.

 

Irritazione (non) cutanea

Nel mio ambiente lavorativo c’e’ una crescente sensazione di precarietà; non è solo il sottoscritto a respirarla, la percepiscono i colleghi, non a tutti i livelli  ed almeno non tutti allo stesso modo e la percepiscono i clienti. Quello che ultimamente si fa sentire in modo più evidente è l’estrema volubilità di coloro i quali dovrebbero dare la linea d’azione: prosegue di fatto quel modo di agire in modo schizofrenico che avevo descritto alcune settimane fa.

Ci viene detto che risulta OBBLIGATORIO acquisire nuovi clienti; per fare ciò è necessaria grande proposizione da parte della rete ed adeguata flessibilità da parte dell’ufficio crediti.

Ci viene detto che risulta OBBLIGATORIO non rischiare assolutamente niente; per fare ciò bisogna conoscere molto bene il cliente: in linea di massima, incompatibile con lo status di “nuovo cliente”

Questo semplicissimo esempio dimostra lo stallo nel quale quotidianamente ci si trova ad operare; le riunioni con i vari Entusiasmo, Limbo e Falsità (vedasi Post omonimo) hanno quindi, sempre di più, il sapore della solenne presa per i fondelli; anzi, volendo pensare male (e non è poi così difficile) ho come l’impressione che si stia creando l’alibi per scaricare sulla rete (le filiali ndr) il lpeso di un probabile fallimento della politica di “sviluppo” tanto decantata dai vertici.

Possibili soluzioni? giusto: ad ogni critica dovrebbe corrispondere una proposta; innanzitutto maggiore collaborazione. Sembra banale per chi non vive in questo ambiente, ma in attualmente è una componente che manca in modo drammatico; secondo: rimuovere ed allontanare da incarichi di sviluppo chi non è in grado di rapportarsi costruttivamente con le filiali. Stiamo perdendo tantissime energie (e tempo) in confronti e contrasti che spesso esulano dalla reale valutazione del cliente e vivono su contrasti personali: quale servizio possiamo offrire in questo modo?

Ovviamente sono proposte impegnative, ma nascono quasi in modo spontaneo quando ci sentiamo dire dalla Direzione Generale (mica dal primo che passa) che siamo una squadra unita; pirla noi che ci crediamo ancora.

La stessa barca

Oggi ho avuto modo di sperimentare in prima persona il concetto di spirito di squadra e la filosofia dell'”essere tutti sulla stessa barca”.

Il motivo del contendere è stato una pratica di rinnovo del fido di conto di uno storico cliente della filiale; come dice la parola stessa, l’essere uno storico cliente vuol dire essere sostanzialmente regolare e corretto, altrimenti non ci si arriva ad essere storici. Ebbene, un giovane (in termini professionali ed anagrafici) e zelante analista mi ha intrattenuto amabilmente sul concetto di “sostanziale soglia di  povertà espressa dalla documentazione reddituale del cliente”; a quel punto gli ho fatto gentilmente notare che uno tanto povero non è, se ha immobili per svariate centinaia di migliaia di euro, ma il nostro eroe si è inalberato, partendo per tangenti di alta cultura finanziaria, che tralascio per pudore.

Il sottoscritto, in qualità di vecchio (anagraficamente e professionalmente) gestore, lo ha lasciato sfogare poi l’ha condotto per mano lungo la via della ragione. L’episodio, al di la di un’inutile ostentazione di superficialità, si presta ad un ragionamento più ampio sul concetto del su citato lavoro di squadra; ritengo che tutti si debba, sempre e costantemente, imparare e che una delle principali fonti di apprendimento sia proprio il confronto; ritengo, altresì, che ogni “reparto” della banca debba seguire la linea di condotta derivante dal ruolo, ma non si dovrebbe mai (mai!) ritenere di essere superiori, in termini professionali intendo, ad altri solo per il ruolo ricoperto. L’esempio di  oggi mi ha fatto riflettere sul fatto che, se le stesse obiezioni fossero state poste in modo costruttivo, cercando una soluzione collaborativa e proficua per entrambe le funzioni (commerciale / crediti) e dimostrando un minimo di volontà di creare questo famoso clima collaborativo, molto probabilmente non si sarebbe arrivati allo scontro verbale (pur sempre nell’ambito “civile”).

Credo che, dalla prossima settimana,  presterò molta più attenzione alle modalità con le quali interagiamo all’interno dell’istituto: sono davvero interessato a tenere monitorate le modalità di relazione tra colleghi; sicuramente emergeranno interessanti spunti di dibattito.

Per ora mi sembra che, se siamo tutti sulla stessa barca, qualcuno sta remando, mentre altri stanno prendendo il sole. Buona navigazione a tutti.